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RESIDENZA ALL' ORTO BOTANICO DELL'UNIVERSITA' DI PALERMO 21.12.2021/ 21.12.2022

Tiziana Cera Rosco e ficus secolare presso l'Orto Botanico di Palermo

Approdata all’Orto Botanico dell’Università di Palermo nel dicembre del 2021, inizia la sua permanenza all’orto in residenza artistica il 21 dello stesso mese e rappresenta per il SImua, per l’Orto e per  l’artista stessa, un esperimento che porterà ad un’esperienza pionieristica e unica nel suo genere perche nessun artista in Europa prima di lei ha abitato un orto botanico con tale disponibilità di spazio e tempo. Grazie alla lungimiranza dell'allora direttore del SiMuA Paolo Inglese e all’Erbario Notturno ( clicca qui), un’opera poetica di 490 monotipi per impressioni di luce di fiori, foglie combinazioni degli stessi, realizzato durante il primo lockdown, che farà poi parte della Mostra finale Anthurium, parla mio fiore ( clicca qui), inizia la sua ricerca lunga un anno su un’isola come la Sicilia, dentro un’isola quale è l’orto, isolata nel suo habitat di persone piante e animali, scegliendo come posto per il proprio studio una piccola rimessa degli attrezzi al centro all’orto botanico che diventerà poi la sua dimora studio casa chiesa , una stratificazione di materiali usati tutti ecologicamente.

Il tempo lungo della ricerca le permettere di crescere e di cambiare paradigma formale di lavoro perche lo studio dei materiali organici (partendo dall’acqua, dal fango, passando per le alghe, il pigmento dei frutti fino al metallo) le lascia dispiegare un programma di ricerca che le si svela man mano tra rapporto con la natura, con la mitologia, con la filosofia, con l’Ulteriore.

L’artista si autodocumenta (clicca qui) con foto e video  e  come dice lei stessa “non voglio scambiare la mia postura di lavoro che è anche documentativo del processo di quello che faccio con la posa per una fotografia ”. il percorso della residenza è dunque ricco di documentazione quotidiana dei diversi passaggi del lavoro, di video come ad esempio il video racconto per "Naufragio" (clicca qui), "il minimo sufficiente" ossia la cucitura della coperta di garze ( clicca qui), o la performance "Linfa" ( clicca qui) avvenuta a portare chiuse, o ancora "Atto legale" dedicato a Persefone , la videoperformance "Quello che ti fortifica ti distrugge" (clicca qui) o ancora "La forma del vuoto" (clicca qui) e tanti frammenti di lavoro

Forte del suo abito lungo che diventa una divisa di lavoro, inizia ad abitare l’orto botanico, lo percorre al mattino camminando, lo frequenta con la fortuna di poterlo conoscere in solitaria, la dracena Draco diventa un suo albero rosso protettore, i ficus le sue cattedrali naturali, il calicanto la preghiera dell’aria, inizia a accumulare reperti che faranno po iparte dei suoi lavori e  tenere un diario che diventa un oggetto di culto durante la mostra che poi seguirà.

Diario dell'orto
Abito di lavoro indossato da Tiziana Cera Rosco per tutta la durata della residenza

La residenza, curata dalla prof.sa Cristina Costanzo, si apre in quattro sezioni, ognuna delle quali è stata presentata al pubblico con un openstudio e un talk collettivo:

1.NAUFRAGIO che affronta il terribile rapporto con l'opera quando non si realizza nonostante la totale disponibilità dell'artista e la sua separazione dal mondo affinché l'incontro possa essere completato, quello che deve esprimersi non si compie e naufraga come un inchiostro che non si coagula in segno, rimane buio e silenzioso. Una riflessione sul tempo e sul compito senza mandante che l'opera rappresenta. In forma autodocumentativa troviamo il video Naufragio realizzato come testimonianza di questo lavoro. I materiali usati sono le lenzuola (il fango) che in veste installativa strabordano dalla casa dell'orto, e le garze che dissotterrate  sotto il ficus dopo 21 giorni vengono cucite come una coperta in un video che si intitola "Il minimo sufficiente" (clicca qui) e viene adagiata su un giaciglio vuoto: un letto con un cuscino composto di piccoli fiori di calicanto odorosissimi e che dovrebbe reggere il corpo della scrittura mentre quello che rimane è solo il dato umano e nudo dell'artista.​

Letto di "Naufragio"

2. ERBARIO DELL' EMERSIONE che affronta il rapporto con l'Inconosciuto e riguarda l'apparizione dell'immagine sulla superficie del naufragio. La parola che non si è manifestata compare dunque nell'ambiguità della sua immagine.  Il materiale prediletto sono  le Alghe che vengono dipanate nella loro trama e, seguendo la domanda "siamo fatti ad immagine e somiglianza di che cosa?" viene costruito un erbario di 490 pezzi e una una Sindone di 5 metri di cui le 490 piccole immagini sono quasi una riproduzione imitativa nella loro unicità. Il 490 è un numero ossessivo per l'artista: viene dal vangelo di Matteo quando i discepoli chiedono a Cristo "quante volte dobbiamo perdonare? 7? " e lui risponde 70 volte 7, come ad indicare l’innumerevole, l'incessante e il mai completo. Erbario dell'emersione si completa con LINFA (clicca qui) una performance che è una forma di preghiera che l'artista riserva ai luoghi, un atto intercessore tra il luogo e l'opera.

Sindone vegetale di "Erbario dell'Emersione"

3. PARLA MIO FIORE invece è il lavoro sulla figura di Persefone, sulla femminilità, il tempo, il ciclo, il desiderio e il legame amoroso che avviene da adulti e che contempla la separazione, la violenza del desiderio verso la vita e la nostalgia. Tratta del mito di Ade e Persefone (Ade rapisce Persefone mentre lei attratta da un fiore si era chinata verso terra e viene cosi catturata, da qui il motivo del titolo della sezione) che vede la dea regina, confinata per 6 mesi in un'Oltretomba dove è l'unica viva e per altri 6 mesi riemergere sulla terra facendola fiorire per la gioia del ricongiungimento della madre Demetra con lei. Questa Persefone ci parla del desiderio di riemersione tramite desiderio nella sua valenza biologica e del riassorbimento necessario del desiderio. Una vulva rosso sangue  di 5 metri ci mostra il materiale organico usato per questi lavori:  il melograno, frutto d'eccellenza i cui chicchi stabilirono il legame tra Ade e Persefone, con cui viene tinto tutto attraverso l'antica tecnica della battitura del materiale organico su lenzuolo, fino a raggiungere l'essiccazione di materiale per ottenere dei veri è propri ex-voto vegetali e corporali, le loro impressioni su lenzuolo ci riportano comunque all'immaginario dell'artista riguardo le sindoni, che tradisce la mitologia per la religione rivelando il segreto contenuto nel titolo dell'opera principale "Fiore della non conoscenza" in riferimento ad un libro di mistica medioevale.

Parla mio fiore

4. IL DIO E' IL LUOGO è il lavoro su Ade, il dio dell'oltretomba, nella mitologia il coniuge di Persefone, con la dote dell'Invisibilità e che combacia col suo regno nascosto e indefinibile perché Ade si chiama lui e Ade si chiama il luogo, una commutazione identitaria. una relazione coniugale svuotante e imbattibile, come dio. Ade è un dio che ha un’identità spaziale e l’Ade (come territorio) non ha confini o case. Il lavoro  infatti è sul Vuoto. L'artista ci rivela come la parte centrale del cervello è vuota e ha la forma di una farfalla. E nell stesso tempo se invece si guarda il cervello nel suo insieme la  forma di cuore pieno e spaccato nel mezzo assomiglia ad un Anthurium. Possiamo dunque dire che il centro non è solo vuoto ma anche diviso. il materiale centrale di questa sezione di lavoro  è l'oro, e lo troviamo nella forma della leggerezza della farfalla, reperita anche in un resto d'osso trovato in orto come un frammento d'ala, o nel vuoto centrale rappresentato dalla pietra filosofale che l'artista mangia dopo aver spinato con i denti una forma vegetale cicatriziale a forma di testa con un volto tumefatto e invisibile e che è la protagonista della video-performance "Tutto quello che ti fortifica ti distrugge" (clicca qui).

"Il dio è il luogo"
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